Volkswagen Golf compie 50 anni fa

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Mezzo secolo di vita e non sentirlo, o quasi. Il successore del Maggiolino è infatti nato il 29 marzo 1974, con la conseguenza che, in questi giorni, si è celebrato il compleanno di una vera e propria leggenda nel mondo delle quattro ruote europee.

Il 29 marzo di cinquant’anni fa, presso lo stabilimento tedesco di Wolfsburg, iniziò infatti la produzione in serie della Golf Mk1. Da allora, sono state vendute oltre 37 milioni di unità e, facendo i conti, questo significa che oltre 2.000 persone ne hanno acquistata una al giorno nell’ultimo mezzo secolo.

La nascita della Golf

Il sostituto del Maggiolino nacque alla fine degli anni ’60, quando Porsche sviluppò il prototipo EA 266. Furono costruite più di 50 vetture, ma il progetto fu cancellato nell’ottobre del 1971. Le vetture avevano un motore in linea raffreddato ad acqua nascosto sotto il sedile posteriore, che tecnicamente rendeva l’auto a motore centrale. La posizione del motore a gas rendeva difficili le operazioni di riparazione e manutenzione.

In compenso, consentiva di raggiungere una velocità massima di 186 km/h, una velocità che era piuttosto ragguardevole per un’utilitaria. Tuttavia, i contro furono più dei pro: all’epoca si diceva che il motore fosse troppo caldo e che i fumi entrassero nell’abitacolo e – come se non bastasse – che il veicolo fosse piuttosto rumoroso e instabile su strada bagnata.

È probabile che la sua costruzione sarebbe stata comunque troppo costosa, per cui l’auto fu scartata. Inoltre, aveva un aspetto scomodo e sarebbe stato difficile da riparare, data la posizione difficilmente accessibile del motore. VW afferma che delle oltre 50 vetture prodotte da Porsche tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, solo una manciata è sopravvissuta.

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Il passaggio alla EA 276

Nello stesso periodo, a Wolfsburg si progettava anche la EA 276 con trazione anteriore e motore anteriore. Ad essere realizzato fu un solo esemplare, ma anche quel prototipo non era completamente funzionante: sotto il cofano aveva il motore boxer raffreddato ad aria del Maggiolino, mentre il serbatoio del carburante si trovava sotto i sedili posteriori. La piccola utilitaria, dall’aspetto migliore ma ancora un po’ inquietante, aveva un assale a torsione e un ampio vano di carico.

Anche quel progetto fu dunque abbandonato, con la tecnologia del motore utilizzato che era in fondo già stata superata per quello che doveva essere un prodotto globale. Tuttavia, l’esemplare unico influenzò la prima generazione della VW Golf, lanciata in Brasile nel 1980 con il motore da 1,3 litri raffreddato ad aria del Maggiolino, ma montato anteriormente. La Golf hatchback generò la berlina Voyage circa un anno dopo.

La prima vera VW Golf

Si arrivo così alla prima vera Golf, la EA 337, firmata da da Giorgetto Giugiaro dell’Italdesign. Il modello di serie passò dai fari quadrati a quelli rotondi, mentre gli indicatori di direzione furono spostati dai parafanghi al paraurti anteriore. Inoltre, le maniglie delle porte della EA 337 vengono riportate a filo con la carrozzeria.

Giugiaro voleva che i fari rettangolari venissero utilizzati nel modello di serie e che riprendessero le luci posteriori in termini di dimensioni e disposizione. Tuttavia, VW decise di optare per i fari rotondi perché erano più economici da produrre.

Per quanto riguarda il nome dell’auto, “Golf” fu scelto poiché contrazione di Golfstrom, il termine tedesco che indica la corrente oceanica. Un nome che ancora oggi resiste allo scorrere del tempo, garantendo nuove fortune alla compagnia auto tedesca.

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